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Ci siamo chiesti a lungo che cosa poteva avere portato vari artisti visivi,
dotati di sicura creativa fantasia e di talento, ùa passare parte del loro tempo sulle coste tirreniche,
laddove era sorta una delle prime forme di civiltà nel mediterraneo occidentale.

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Terza mostra promossa da Phoenix Etrusca

Raffaele Bueno, Sandro Chia, Marco Delogu, Anna Rosa Gavazzi, Livio Marzot, Sebastian Matta, Andrea Mizzau, Alessio Paternesi, Benedetto Pietromarchi, Gaetano Pompa, Giovanni Ragusa, Giovanni Sanjust, Luigi Serafini, Daniel Spoerri.

Ci siamo chiesti a lungo che cosa poteva avere portato vari artisti visivi, dotati di sicura creativa fantasia e di talento, a passare parte del loro tempo sulle coste tirreniche, laddove era sorta una delle prime forme di civiltà  nel mediterraneo occidentale.

Una zona che una volta si chiamava Tuscia, era primitivamente costituita in una dodecapoli attorno ad un misterioso centro virtuale e rituale in qualche luogo sui monti Cimini, dalle parti dell'attuale Viterbo, e fu assorbita circa duemila e trecento anni fa dal magmatico mondo di Roma, città  alla quale aveva già  dato alcuni monarchi provenienti da Tarquinia. Gli uomini del Rinascimento credevano, forse erroneamente, che Enea fosse sbarcato da quelle parti. La Tuscia fu tagliata in due all'inizio del nostro nono secolo lungo un fiume di irrilevante importanza idrica, il Chiarone. Lo decise nella sua infinita lungimiranza politica Carlo Magno volendo porre una frontiera meridionale al Sacro Romano Impero e al contempo onorare la volontà  del babbo Pipino il Breve, il quale aveva attribuito al papato un necessario feudo politico per la massima gloria dei franchi e della Chiesa medioevale. Di questa frontiera gli accenti tengono molto conto: da un lato si parla laziale, dall'altro toscano.

Questa frontiera invece gli artisti non la considerano: Sebastian Matta, il cileno sia basco che francese, risiede venti chilometri al sud e Sandro Chia il fiorentino, venti al nord, Gaetano Pompa calabrese di Roma è vissuto gli ultimi anni della sua vita sotto la città  archeologica di Cosa sul promontorio toscano di Ansedonia.
Si sono, loro e tanti altri, insediati da queste parti per periodi lunghi o brevi.
I motivi forse erano tanti, l'aria del vento, l'acqua del mare, il fuoco del sole, la terra dei campi, seguendo i migliori dettami dei quattro elementi.
Ma nel piccolo numero dei pionieri migranti alcuni particolari s'accomunano per un motivo in più. Sono quelli che sentono il fiato non estinto dell'antico abitante della Tuscia, l'etrusco mitico che il romano reputava immorale.
Sono quelli che credono che l'arte di oggi esista perché c'è stato un ieri.
Sono i metabolizzatori surcoscienti dei riti.

Nell'immagine: Sandro Chia al lavoro. Phoenix organizza il loro primo incontro ufficiale.

Inaugurazione: Sabato 14 settembre 2002 ore 19.00 - 24.00

15 -30 settembre ore 18.00-24.00 chiuso martedì
1 - 30 ottobre venerdì, sabato, domenica ore 18.00-24.00

Le mostre di Phoenix Etrusca sono rese possibili grazie al contributo di Rottafarm - Monza

Piazza Provvidenza 2- Al Frantoio Capalbio (GR) Tel 340 967 8392 0564 896484

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