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“Luci d’acqua”

Alessandra Giovannoni 

 

La pittura è tornata in primo piano ed è divenuta, nell’ambito del post-moderno e del relativismo culturale, una delle possibilità d’espressione del nostro tempo accanto alle installazioni, ai video, alle performance e accentua la sua vocazione rappresentativa per essere luogo privilegiato della ibridazione e dello sconfinamento, recuperando dunque aperture impensate alla interpretazione del mondo contemporaneo. E’ con questo nuovo sguardo critico che leggiamo il lavoro di Alessandra Giovannoni.

L’artista dipinge sempre uno stesso soggetto, con accanimento ossessivo, con una potenza imprevedibile, con una maniacale iterazione,  ma è proprio questa sua passione di cercare sempre e comunque una propria interna verità che la inserisce di diritto nel dibattito odierno. E’ vero che utilizza la tela tradizionale, ma la allarga a dismisura, a volte unendone insieme alcune per ampliare gli orizzonti, renderli infiniti, così da togliere al dipinto la sua connotazione ‘borghese’ e fargli parlare della natura, del cambiamento, della totalità delle esperienze, della vita, della morte. E’ vero ancora che la luce, l’ombra, il cielo e anche le figure che abitano le sue piazze, le sue strade, i suoi giardini, le sue spiagge sono immobili, incantati, lontani dal movimento e del caos contemporaneo che ci viene proposto giornalmente dai media e che riusciamo a stento a trattenere nella mente; eppure le sfumature, le pennellate energiche e rapide, lo svariare del colore, i bianchi accecanti, le ombre dense parlano proprio di un cambiamento, continuo, costante, sotterraneo alle cose  e al nostro pensiero, al nostro essere profondo.

Il tema centrale del suo lavoro è una indagine sulla pittura e su quello che la pittura può fare, più del cinema o del video, per farci conoscere il mondo e il nostro pensiero sul mondo. Nelle sue passeggiate giornaliere, in bici o a piedi, sulle strade e sugli arenili, annota velocemente impressioni, prende appunti in piccoli taccuini e poi, nello studio, rimedita e reinventa ciò che ha visto. Lo fa anche in magiche, poetiche carte. Il lavoro su carta è più sperimentale, intimo e libero, come scrive lei stessa nel marzo del 2011.  Non si tratta di bozzetti ma di momenti diversi legati al supporto, al colore più o meno liquido che si spande e si allarga.

Da sempre è stata attirata dall’acqua e dal suo scorrere continuo e lo abbiamo visto nelle tante fontane da lei dipinte o da alcune marine in cui  si confondevano cielo e mare, acqua e sabbia.

Questo motivo è diventato centrale nei lavori recenti che qui presentiamo: lunghe passeggiate nel lungomare di Ostia, o lunghe nuotate in piscina. Protagonista è l’acqua, con la sua potenza, con la sua mobilità con la sua luce.

Alessandra guarda, resta folgorata e dai piccoli appunti realizza i dipinti che corrispondono al ricordo di ciò che l’ha colpita, sempre tesa a recuperarne la giusta memoria. E partendo dagli appunti escono i suoi dipinti, i suoi acquarelli anche grandi, vasti, tele o carte che lei padroneggia fisicamente con gesti decisi per essere con tutta se stessa nello spazio del quadro.

-Maria Grazia Tolomeo-

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