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La mostra di Tristano Di Robilant che la galleria de Il Frantoio di Capalbio ha il piacere di ospitare, rappresenta opere recenti dell’artista, tra cui alcune bellissime incisioni su legno, stampate su carta di cotone e realizzate a Calcutta durante l’ultimo viaggio che Tristano ha fatto in India. Disegni astratti e figurativi, un insieme di memorie che ricordano sogni o eventi dell’inconscio notturno; case e trulli, colline e sassi e oggetti enigmatici che in qualche modo trapassano il senso del tempo e del tempo che passa. Sembrano disegni tipici di viaggi mentali, dove possiamo trovare oggetti a noi legati, come se fossero parenti o una parte stessa del nostro corpo. L’aspetto quasi un pò fisico, comunque corporeo di questi disegni, lo troviamo nei vetri e nelle sculture di Tristano, esposte nella prima sala della galleria. Realizzati in stretta collaborazione con vari artigiani, le ceramiche vengono realizzate a Deruta in Umbria; i vetri invece arrivano in questi giorni – ancora quasi calde, dai laboratori di Murano. La grandiosa lumaca eseguita in ceramica e che troneggia sul suo magnifico piedistallo di blocchi di ceramica, esprime al meglio la poeticità e il legame tra l’arte “pura” e l’arte “applicata”, tema centrale del lavoro di Tristano. Scrive Brunella Antomarini, “ognuno di questi lavori ha una qualità puramente formale - luce e vuoto, custodia e colore, ma ha anche una figuratività di ritorno, che rende riconoscibili oggetti e simboli. Un lavoro che retrocede progressivamente da figure a forme, a strutture. E’ chiaro un orientamento sempre più forte verso una ricerca di semplificazione strutturale che renda sempre più percepibile - e quindi in modo sempre più essenziale, cioè astratto - l'attraversamento dello spazio, come una memorizzazione o una dicibilità del vuoto o che illumini, come dice Tristano "punti di equilibrio tra memoria e spazi vuoti".

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