top of page
banner.png

A dieci anni dalla scomparsa di Gaetano Pompa l’ Associazione Culturale Il Frantoio celebra uno degli artisti più complessi e nascosti del secondo dopoguerra; un artista passato dalle avanguardie alla figurazione in controtendenza rispetto alla gran parte della sua generazione. Nella grande mostra a Il Frantoio, saranno esposte più di 60 opere tra pitture,sculture, maioliche e disegni,si vuole approfondire il legame tra Gaetano Pompa e La Maremma; terra con la quale l’ artista viene a contatto sin da bambino e che non abbandonerà durante l’ intero percorso della sua attività artistica. Pompa osserva la Maremma e la Tuscia e coglie il paesaggio come l’espressione della storia e della cultura delle genti vissute in quei luoghi. Coglie quindi lo spunto per andare a fondo nelle questioni psicologiche, esistenziali ed autobiografiche dell’uomo contemporaneo. Nasce l’ 8 Agosto 1933 a Forenza (Lucania). Trascorre l’ infanzia a Tarquinia e ritorna a Lucania durante il periodo bellico. Alla fine della guerra si trasferisce a roma dove compie i suoi studi e inizia giovanissimo a incidere e dipingere. Frequenta via Margutta e il Caffé Rosati, lo scultore Peikov e il pittore Gastone Bigi. Nel 57 espone per la prima volta alla galleria dell’ Obelisco di Gasparo del Corso e Irene Brin. Conosce a fondo la pittura di Klee e Dubuffett, in contra Alexander Calder, Alberto Burri, Mimmo Rotella e Paolo Buggiani, inizia l’ amicizia col pittore Gustavo Foppiani. Dal 58 al 61 vive nel quartiere di Schwabing a Monaco di Baviera dove partecipa attivamente alla Scuola di Monaco di Baviera dove partecipa attivamente alla Scuola di Monaco e diviene amico di Emilio Greco. A Monaco conosce Dorothee Leendertz, studentessa di fotografia, che sposa nel 1961 a Roma. Dal 62 al 67 è presente in varie collettive e personali in Italia e all’estero; spiccano una serie di mostre all’Obelisco, “I dieci Comandamenti” presentati ala galleria Knodler di New York dal drammaturgo Max Frisch, due inviti al Carnegie International Institute di Pittsburgh e la partecipazione alla VI Biennale di Parigi. Alla fine degli anni sessanta ha quattro figli, vive a Roma e frequenta assiduamente l’accademia tedesca a Villa Massimo. Continua il sodalizio col mondo germanico; frequenta Max Frisch, Uwe Johnson e molti artisti dell’accademia tedesca. Nel settanta disegna scene e costumi per “Elisabetta regina d’Inghilterra” di Gioccano Rossini colla regia di mauro Bolognini. Con l’ uscita delle “Mutmassunger uber Jakob” di Uwe Johnson inizia il periodo delle opere come CONGETTURE (MUTMASSUNGEN, appunto); il titolo Mutmassungen a partire da ora seguirà le opere dell’ artista fino alla scomparsa. In questi anni l’artista acquista una casa in Maremma dove trascorrerà gran parte del suo tempo. Dopo una serie d’ importanti mosrte personali esegue nel 77 un’ opera per l’ 80° genetliaco di Papa Paolo VI (oggi esposta ai Musei Vaticani). Si approfondisce la stima da parte d’importanti critici e storici quali fortunato Bellonzi, Enzo Carli e Virgilio Guzzi. Gli anni 80 sono gli anni dell’isolamento dal movimento dell’arte “ufficiale”; spiccano la grandi commissioni dei collezionisti privati, la ricerca nelle varie tecniche dell’ arte e la curiosa sfida del mercante Paolo Sprovieri il quale commissiona un gran numero di opere con il paesaggio italiano come protagonista. L’artista frequenta assiduamente Carlo Guarienti, Gustavo Foppini e riccardo Tommasi Ferroni. Alla fine degli anni 80 si risveglia la critica ed è Vittorio Sgarbi a rilanciare l’opera di Pompa. Seguono varie collettive e tre spettacolari personali alla Rondanini di Roma, all’accademia di san Luca a Roma e a Palazzo Piccolomini a Pienza. Nel novembre del 98 l’artista si spegne nella sua abitazione di Roma.

bottom of page