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L’emergenza da COVID 19 e le conseguenti misure anti-contagio fanno in modo che l’attualità sembri negare i principi fondanti stessi de Il Frantoio che da sempre si è posto come 

punto di riferimento per le diverse comunità e per le vivaci tribù che hanno scelto Capalbio come luogo di ritiro, dove più che altrove questa fusione si vive quotidianamente.

Per sconfiggere la pandemia dobbiamo prepararci a convivere per mesi col distanziamento sociale e dispositivi di protezione individuale, ma per contenere l’impatto psicologico e fare in modo che la crisi si trasformi in opportunità, dobbiamo produrre parola, cultura, pensiero e riflessione. Il Frantoio vuole ancora esercitare la propria missione di concorrere all’educazione culturale e favorire l’aggregazione ripensando le proprie attività e creando nuovi e costruttivi modi di stare insieme in modalità safety code.

Questo suggestivo, e fino ad ora mai proposto, modo di condividere l’arte si sviluppa su due momenti e piani di percezione in un percorso alla ricerca di suggestioni attraverso la “caccia” nel borgo di Capalbio alle opere d’arte in realtà aumentata ed in originale negli spazi del Il Frantoio AUGMENTED LIBERTY: a cura di Maria Concetta Monaci, da una idea di Carlo Lococo

Artisti: Antonio Barbieri, Bruno Pellegrino, Omaggio al Giardino di Tarocchi, Maurizio Savini, Armando Tanzini, Giuliano Tomaino.

AUGMENTED LIBERTY

Arte in libertà aumentata

dal 24 luglio al 30 settembre - Capalbio Borgo Antico

 

Inaugura a fine luglio la mostra dell'estate di Capalbio. Le opere di artisti contemporanei saranno esposte dal 24 luglio non solo presso gli spazi della Galleria Il Frantoio, ma saranno anche riprodotte in realtà aumentata all’interno delle mura merlate del borgo medievale di Capalbio. La mostra, a cura di Maria Concetta Monaci, con il patrocinio del Comune di Capalbio e della neonata Fondazione Capalbio, prevede diverse formule di avvicinamento alle opere d'arte. Oltre alla possibilità di goderne in originale presso la Galleria, alcuni lavori diventeranno oggetto di un percorso da fare a piedi all'interno delle mura della cittadina maremmana nota per la sua attiva vita sociale e culturale. Da più di un decennio la Galleria dell'Associazione Culturale Il Frantoio a Capalbio realizza progetti espositivi attraverso cui l'arte contemporanea è vissuta, apprezzata e fruita nell'intimità di un luogo geograficamente e filosoficamente lontano dai ruoli, dalle regole e dalla frenesia generalmente imposti dal sistema dell'arte nelle grandi città. Gli artisti scelti per questo singolare esperimento di rendere ancor più magica Capalbio giocano tutti con i materiali, con le forme ed i colori, così da realizzare opere apparentemente facili, ma cariche di significato e messaggi.

Ognuno di loro negli anni ha partecipato ad eventi espositivi prodotti dall’ Ass. Cult. Il Frantoio e sarà quindi facile per gli habituè ritrovare dei segni riconoscibili se pur aumentati ad invadere il paesaggio. Maurizio Savini con la sua scultura dal caratteristico rosa realizzata con gomme da masticare; Devis Venturelli ed i materiali tissurali che da sempre fanno parte del suo immaginario e divengono superfici che secondo una prassi sartoriale contengono relazioni tra oggetti che si sfiorano tra aderenze, frizioni ed incastri; Giuliano Tomaino dal rosso riconoscibile del cavallino a dondolo Italo e del Cimbello, elementi iconici del suo lavoro; Armando Tanzini con la sua opera scultorea che trae ispirazione dall’arte tribale africana che miscela con il background dell’arte italiana, dal riciclo dei materiali e dal fil rouge della vita dell’artista che unisce Italia ed Africa; Bruno Pellegrino con le sue opere nate dalla lavorazione del metallo, dove riesce con il suo gesto artistico, a ricavarne figure plastiche di straordinaria fisicità e leggerezza, come i tratti pittorici che creano figure poetiche marine su materiali differenti sperimentando la pittura oltre la tela; Antonio Barbieri con i suoi lavori riguardanti la forma umana, dove il gesto scultoreo plasma l’immagine figurativa di corpi che galleggiano eterei, in una ricerca tra lo spazio e la forma. Verrà dedicato un omaggio all’opera magica per antonomasia a Capalbio, ovvero il Giardino dei Tarocchi e alla sua ideatrice Niki De Saint Phalle, attraverso una installazione realizzata con delle Nanas gonfiabili. Con questa mostra l’organizzazione intende avvicinare all'arte contemporanea al di là dei distanziamenti sociali e fisici imposti dall'epoca post covid. Grazie alla tecnologia di AmbiensVR, si realizza una caccia al tesoro, una "art hunting", dove la fruizione delle opere d’arte avviene attraverso la realtà aumentata, ovvero un’esperienza virtuale, non affidata ai 5 sensi ma alla telecamera degli smartphone. Avanzando all’interno del borgo antico di Capalbio, la scoperta delle opere sarà automatizzata da un percorso a piedi di circa mezz’ora individuato anche grazie ad una cartina distribuita in più punti. Quella che si svelerà sarà una realtà in cui tutti possono interagire, realizzando foto e video e condividendo sui social la propria esperienza mediante l'hashtag #augmentedlibertycapalbio.


La visione delle opere sarà possibile attraverso un’APP gratuita e facile da installare sullo smartphone e puntando la telecamera in aria nei pressi delle postazioni di segnalazione disseminate lungo il percorso.

Presso l'Associazione Culturale il Frantoio in piazza della Provvidenza, 10 sarà istituito un info point in grado di fornire tutte le informazioni ed approfondimenti.

Info 3290943246

La mostra AUGMENTED LIBERTY è realizzata grazie anche al contributo di iFund, LVenture, Cooperativa OSA, Windenergy e Gruppo Innova.

SCHEDE ARTISTI

ANTONIO BARBIERI

Nato a Rho (MI) nel 1985. Si laurea in scultura all'Accademia di Belle Arti di Firenze nel 2010. Durante gli studi, lavora presso alcuni laboratori artistici approfondendo la conoscenza di tecniche scultoree meno convenzionali quali il ferro battuto, la vetroresina e il cemento. Negli stessi anni, diventa assistente dello scultore e scenografo professionista Cristian Biasci che lo avvia alla Scenografia per Opere Liriche e Teatro Moderno. Nel 2009 viene selezionato per realizzare il premio Monte dei Paschi di Siena, manifestazione internazionale Danza in Fiera. Nel 2011 da vita ad un progetto di beneficenza per la Fondazione Il Sole, ritraendo in gesso i 14 ospiti della casa famiglia creata dalla ONLUS e progetta e realizza le scenografie di due spettacoli teatrali al Teatro Stabile di Grosseto. La Nuova Era (Certaldo 2009), Waste (Milano 2012), Vivere in Italia (Grosseto 2014), Sublimazione Inversa (Chiesa dei Bigi, Grosseto 2015), How to disappear completely (Milano 2015), Vincitore Progetto Fuori (Berlino 2015).

 

OPERA

Nella sua ricerca artistica il cardine di Antonio Barbieri è la figura, sulla quale effettua una intensa ricerca formale, utilizzando materiali poveri e tecniche appartenenti all'industria e alla progettazione tridimensionale.

Il materiale si fa carne o tessuto, cercando di emulare le forme naturali, in una drammatica ricerca dell'equilibro.

Da sempre affascinato dalla tradizione artistica del ritratto, Antonio Barbieri ricerca materiali e tecniche che gli consentano di catturare la realtà e le sue diverse sfumature.

Attraverso le sue sculture in ferro cerca di contrapporre la vibrante e dinamica sensazione del groviglio metallico alla placida staticità delle tematiche da lui rappresentate

 

OPERA RAPPRESENTATA A AUGMENTED LIBERTY – CAPALBIO 2020

FALL

Terrcotta smaltata

Anno: 2018

 

 

ARMANDO TANZINI

Nato a Livorno nel 1943, da molti anni vive e lavora a Malindi in Kenya.
Giovanissimo, frequenta lo studio di un vecchio pittore livornese amico di Modigliani. Successivamente segue i corsi al Liceo Artistico di Firenze, all’Accademia di Belle Arti di Roma e all’Ecole des Beaux Arts di Parigi. Riceve il premio Viareggio, il Premio Fattori e il Premio Piombino.
A Parigi ha partecipato ai movimenti studenteschi del 1968 al grido “La creatività al potere”. Sposa la figlia di un colonnello dell’esercito americano e vive ad Arlington dove conosce il dramma dei reduci del Vietnam. Dopo il fallimento del suo matrimonio e dopo un breve periodo a Roma, riparte per l’Africa scoprendo l’arte tribale di quel grande paese, abbandona la pittura e si dedica prevalentemente all’architettura ed alla scultura.
“Amo l’Africa, l‘amo per le sue qualità infinite e per i suoi difetti – ripete spesso –l’Africa madre è come un uovo primordiale che ci responsabilizza nel mondo materiale”.
Progetta e costruisce numerosi edifici e realizza il Safari Park a Nairobi.
Si reca in India dove scopre, rimanendone affascinato, una nuova e più intensa spiritualità.
In Kenya crea una Fondazione chiamata DO NOT FORGET AFRICA che riceve nel 2000 il premio Unesco. La mission della Fondazione è quello di migliorare la qualità della vita usando la creatività in ogni campo sia artistico che scientifico, dando priorità ai Paesi che si trovano in maggiori difficoltà economica.
All’interno del White Elephant Art Lodge  di Malindi crea uno spazio espositivo che ospita, oltre alle sue sculture monumentali anche alcune opere di artisti locali ed internazionali.
Un Centro di creatività immerso nel verde in uno dei luoghi più suggestivi della costa keniota dove si svolgono eventi e workshops dedicati prevalentemente ai ragazzi delle scuole.

 

OPERA

Nelle opere di Armando Tanzini si realizza l’ incontro tra due mondi apparentemente distanti: Africa e Occidente.  Dopo il liceo artistico a Firenze e l’Accademia di belle Arti a Parigi, gli incontri con Francis Bacon a Londra e con altri importanti artisti negli Stati Uniti, sente la necessità di nuovi orizzonti, verso la ricerca della natura. Arriva in Kenya, luogo che cambierà la sua produzione artistica; inizia una ricerca tra il riutilizzo di materiali di “scarto” e il simbolismo animista che trova in Africa. Le sue opere scultoree rappresentano un “reminder” sulle condizioni di pericolo a cui viene sempre sottoposta la natura nel continente Africano. Tanzini non è solo arte tribale; la sua variegata produzione spazia da paesaggi a sculture figurative, tinte accese e quadri materici.

 

 

OPERA RAPPRESENTATA A AUGMENTED LIBERTY – CAPALBIO 2020
Do not forget Africa
fiberglass, tempera
Anno: 2015

 

BRUNO PELLEGRINO

È nato ad Amorosi nel 1946, giornalista e scrittore italiano.

Già segretario cittadino del PSI di Cinisello Balsamo e consigliere comunale a Milano, è stato eletto senatore nella X legislatura, subentrando al posto del dimissionario Giovanni Beniamino Valcavi. Dal 1975 al 1990 è stato segretario generale del Club Turati di Milano, è stato autore di numerosi saggi e articoli. Insieme a Walter Tobagi fondò la Lega per la libertà dell'informazione nel 1978 ed ha diretto la casa editrice Adnkronos Libri dal 1993 al 1997.

Fa parte del CdA della RAI, sotto la Presidenza di Enrico Manca.

Attualmente si dedica alla pittura, la sua passione.

 

OPERA

Nutrito dal vasto patrimonio di cultura artistica del Novecento, ma rielaborato da una personalissima ricerca intimista e introspettiva che si carica di accensioni e modalità accentuatamente espressionistiche, Pellegrino si affida al gesto pittorico e alle sue varie formulazioni quale mezzo imprescindibile e segno inequivocabile della sua cifra linguistica e poetica. Una peculiare libertà espressiva e di intenti che lo spinge a travalicare i limiti della tela tradizionale per fare esperienza di altre tipologie di supporto, intervenendo senza soluzione di continuità anche su carte da parati, campioni di stoffe, PVC, lamine di metallo, scatole di legno e di cartone, evidenziando gli aspetti più ironici e irriverenti del suo lavoro e lasciandosi costantemente tentare dall'irresistibile richiamo della pittura.

I diversi materiali utilizzati sono spesso frutto di coincidenze e casualità legate a un gusto del tutto personale per l'objet trouvé e costituiscono la base di partenza  per la creazione di ogni lavoro che si affida non tanto ad un interesse specifico verso l'oggetto o a significati simbolici legati alla materia in sé, quanto alle suggestioni derivate dalle sue caratteristiche tattili, cromatiche e di texture fino ad approdare a interessanti elaborazioni pittoriche e di grande forza espressiva, pur sempre declinate in formule figurative dove ritornano quasi ossessivamente un gran numero di volti e ritratti, ma anche fiori ed elementi vegetali, procedendo gradualmente verso l'astrazione.

 

 

OPERA RAPPRESENTATA A AUGMENTED LIBERTY – CAPALBIO 2020
Bruno Pellegrino

Senza titolo

Tecnica mista su tela

 

MAURIZIO SAVINI

Nasce nel 1962 a Roma. Vive e lavora a Roma.

Studia architettura all’Università “La Sapienza” di Roma. Nel 1989 frequenta a lungo l’atelier di Gianni Dessì e nel 1992 tiene la sua prima mostra personale a Dusseldorf. Successivamente partecipa a numerose collettive, esponendo all’estero – a Londra, Parigi, Taipei, Havana, Lione ed Edimburgo – e in Italia, diventando assai noto grazie alle sculture di chewing gum, che realizza mediante un lungo processo che parte da un calco di gesso rivestito di poliuretano espanso, e giunge alla fase finale dell’essiccazione ottenuta con tre diversi fissativi: l’antibiotico, la formaldeide, il paraloid. Nel 2002 per il Maggio Musicale Fiorentino realizza la scenografia del balletto “La fin du jour” di Schubert con la coreografia di Fabrizio Monteverde, rappresentato a Firenze e a Bologna. L’anno seguente progetta due mostre personali a Roma: “Bassa fedeltà” per Volume! e “Tabula Casa”, per il Museo Arte Contemporanea. In questi anni prende parte a numerose mostre personali e collettive e a progetti di livello nazionale e internazionale, tra cui “Arte per i bambini di Beslan” nell’ospedale pediatrico di Vladikavkaz (2005). Tra le mostre personali più recenti si ricordano: “Il Canto della terra” prodotta dall’azienda agricola ICARIO di Montepulciano, con Pietro Ruffo (2010) e “Potenza della delusione” a cura di Giulia Abate, nel Complesso Monumentale del Vittoriano a Roma (2013). Nell’aprile del 2010 ha creato a Roma per la Sala Stampa di Palazzo Valentini un’installazione inaugurata da Nicola Zingaretti, il Presidente della Provincia di Roma.

 

OPERA

La tecnica di Maurizio Savini rivela volti, scene e oggetti che hanno fatto la storia della cultura con sculture e “dipinti” realizzati grazie a chewing gum di colori differenti. Inventata dapprima dai Maya sotto forma di palline, e poi scoperta dall’americano Thomas Adams nel lontano 1871, in origine la gomma da masticare era una pasta venduta esclusivamente in un negozio del New Jersey. Si trattava di un prodotto del tutto insapore fino a quando, dopo alcuni anni, il farmacista John Colgan decise di aromatizzare il chicle o chicleros, la pasta ricavata dall’albero di sapodilla di origine messicana. Dal 1890, grazie ai nuovi processi di trattamento degli alimenti e al progresso della pubblicità, il chewing gum diventa di largo consumo, sinonimo di società globalizzata.
A partire da questo concetto Savini sottolinea il cambiamento epocale della società di massa, sempre più lontana dai veri valori, tra opportunità ed eccessi, anche in ambito politico. Il chewing gum come metafora del tempo per porre l’accento con occhi positivi sul futuro, nel solco dei colori pop della sua arte.  – Fabio Pariante

 

OPERA RAPPRESENTATA A AUGMENTED LIBERTY – CAPALBIO 2020

Paolo Uccello

Tecnica: Fiberglass e chewingum

Anno: 2016

 

GIULIANO TOMAINO

Giuliano Tomaino nasce a La Spezia nel 1945.

Inizia il suo percorso artistico alla fine degli anni Sessanta nella direzione dell’Arte Povera, con assemblages di objets trouvés.

Dalle grotte di Lascaux e dai riti sciamanici nasce il Cimbello. Da Italo Calvino ed i suoi surreali racconti,  nasce Italo, cavallo a dondolo esposto a Capalbio.

A San Pellegrino in Alpe “incontra” San Bianco e San Pellegrino; ecco le Case dei Santi, luogo dell’anima dove non servono né porte né finestre. Nel 2004, con ragazzi palestinesi israeliani ed italiani costruisce una Casa a Beit-Hanin (Gerusalemme).

Ama lavorare con altri artisti e nel 2003 nasce la “Factory”, con la quale tuttora organizza incontri e mostre. Ha realizzato mostre personali, in spazi pubblici e musei, in Italia e all’estero. È stato invitato alla Biennale di Dakar nel 2002, e nel 2011 alla Biennale di Venezia nel Padiglione Italia. Con Archetipi partecipa all’EXPO Milano 2015.

 

OPERA

Al cavallo, Giuliano Tomaino ha sempre dato grande spazio nella sua arte, arrivando persino a umanizzarlo battezzandolo con i vari: Omero, Italo, Agilulfo. Il cavallo a dondolo, rievoca l’infanzia perduta, il ritorno al passato, un gioco, che diventa simbolo d'affetti materni ma anche simbolo di equilibrio instabile. Uno dei giochi per bambini più antichi del mondo ma che ancora riesce a infondere illusione e meraviglia. Un tentativo da parte dell’artista di ricercare quell’istintività innocente dei bambini, che fa sognare.

 

OPERA RAPPRESENTATA A AUGMENTED LIBERTY – CAPALBIO 2020
Italo

Ferro, smalto rosso
Anno:

 

Omaggio a NIKI DE SAINT PHALLE

 

OPERA

E’ in Piazza Belvedere, da dove solitamente prende il via la visita al paese, che è custodito uno dei tesori più importanti di Capalbio: la Nanà di Niki De Saint Phalle, l’opera in mosaico di vetri del 1999 che rimanda al più sensazionale  Giardino dei Tarocchi.

Si tratta di un parco realizzato tra il 1979 ed il 1996, vera e propria opera d’arte out-sider, progetto complesso ed unico costruito come percorso spirituale intimo, un diario di vita sincero dell’artista francese scomparsa nel 2002.

E’ una delle più alte espressioni dell’arte ambientale con la quale l’uomo tenta di riconciliarsi con la natura dopo l’esperienza dell’urbanizzazione; e nonostante questo è possibile la lettura di una scala urbana del Giardino. C’è, infatti, una porta di ingresso progettata dall’architetto Mario Botta che con l’imponente muro di tufo ha inteso dividere la realtà dal mondo della magia; un piazzale centrale, una torre, degli attraversamenti, gli archi. Anche per questo non possiamo non pensare al Giardino dei Tarocchi, al di là dei suoi significati esoterici, come al borgo di Capalbio ritratto e reinterpretato con il linguaggio dell’arte e dell’immaginazione.

Le opere, alte fino a 15 metri, rappresentano i ventidue arcani maggiori… la Papessa, la Ruota della Fortuna, il Sole e tutte le altre carte, realizzate con strutture di ferro rivestite da rete da gettata a costruirne lo scheletro che è a sua volta interamente ricoperto da mosaici di specchi, ceramiche dipinte e sagomate, vetri di Murano. Tutto partecipa a restituire sculture di grande tensione e cromatismo.

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