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SOSPENSIONI

Patrizia Bonanzinga e Renata Rampazzi

testo di Valeria Viganò

Galleria Il Frantoio

Capalbio

 

 

10 dicembre 2011 – 30 marzo 2012
 

 

Opening: sabato 10 dicembre 2011_ore 18,30

 

Alla galleria Il Frantoio di Capalbio Patrizia Bonanzinga e Renata Rampazzi si confrontano in un dialogo inedito

 

 

 

L'associazione culturale Il Frantoio di Capalbio, diretta da Maria Concetta Monaci, è lieta di presentare la doppia personale SOSPENSIONI di Patrizia Bonanzinga e Renata Rampazzi che si apre sabato 10 dicembre alle ore 18,30 negli spazi della Galleria Il Frantoio, ultimo appuntamento della stagione 2011. La mostra che Il Frantoio presenta, risponde in pieno all’esigenza dello stesso di porsi come crocevia, punto d’incontro, scambio culturale, con riferimento agli incroci, agli incontri inaspettati e apparentemente casuali fra personalità differenti, quali possibilità esclusive di confronto, che ha permesso negli anni di presentare e, appunto, confrontare i lavori di Sebastian Matta, Benedetto Pietromarchi, Enzo Cucchi, Thomas Lange, Sandro Chia, Mimmo Paladino, Michelangelo Pistoletto, Gianni Moretti, Anna Rosa Gavazzi, Masuda Hiromi e tanti altri seguendo una linea critica che intende rintracciare, pur nella diversità fra generazioni di appartenenza, poetica, linguaggi e media espressivi utilizzati, quelle peculiari affinità fra ricerche individuali, che siano il segno di una continuità in senso evolutivo.

Attraverso un'accurata scelta di lavori rappresentativi, alcuni realizzati appositamente per il grande spazio della galleria, altri inediti, la mostra intende far emergere la tematica del tempo e della realtà, quale ulteriore implicazione significativa che percorre trasversalmente le differenti ricerche linguistiche e poetiche delle due artiste coinvolte, sollecitando nuove riflessioni.

La mostra Sospensioni presenta il lavoro di Patrizia Bonanzinga, matematica e fotografa che vive a Bruxelles, le cui fotografie sono inserite nelle collezioni della Galleria nazionale d’arte moderna di Roma, della House of Photography di Mosca, del MAXXI Museo nazionale delle Arti del XXI secolo di Roma, del Centro di Documentazione e di Formazione Ricardo Rangel di Maputo e in collezioni private. Questo lavoro nasce da una profonda riflessione sull’essenza della fotografia, sul suo carattere illusorio: due fotografie dello stesso soggetto sono accoppiate, fuse, creando un’unica immagine che tuttavia è doppia. I soggetti qui indagati sono le “eccellenze” italiane: la storia e la tradizione, la moda e il gusto, la natura e il paesaggio. Per accentuare e concludere il gioco tra le apparenze e le illusioni, la fotografa stampa i risultati sui ambo lati della stessa lastra di alluminio bianco che dovrà essere necessariamente sospesa da terra.

Renata Rampazzi, che vive e lavora tra Roma e Parigi, formatasi con Emilio Vedova e Zao-Wou-Ki, ha poi sviluppato una ricerca pittorica originale, « un’arte solo in apparenza spontanea, con un severo controllo della struttura dell’immagine ». Per questa mostra l’artista ha sospeso le sue tele, per sintetizzare su due lati visibili il suo più recente lavoro su composizioni di piccolo formato e quadri di grandi dimensioni. Ma per lei «Sospensione» è anche «interruzione», «non finito», condizione immobilizzata di un divenire continuo. Un’ opera rimanda ad un’altra, in un dialogo senza fine, e un quadro a sé stante può anche diventare parte di un tutto più grande e non considerando mai un quadro come un «assoluto» definitivo, lei può tornare a distanza di tempo su una tela per modificarla. Con la scadenza al Frantoio l’artista ha voluto evidenziare questo stato di «sospensione», accostando stadi, tracce e livelli diversi di lavoro e  evoluzione di questo continuum.

Esposizioni personali le sono state dedicate al Palazzo dei Diamanti di Ferrara, il Petit Palais d'Art Moderne di Ginevra, il Palazzo dei Capitani di Ascoli Piceno, l'Archivio di Stato di Torino, il 53° Festival dei Due Mondi di Spoleto, ArtParis2011 al Grand Palais di Parigi ed è stata invitata alla 54 Biennale Internazionale d’Arte di Venezia, Padiglione Italia Regione Lazio.

 

SOSPENSIONI

 

 

- Cos’è il tempo?

Un infinito arco

- E noi dove stiamo?

Noi siamo sospesi

 

All’inizio, per Renata, è l’informe: l’infinito vortice che muove il tempo, sposta la materia densa, la luce che misura il tempo sfuma i colori pieni, il nucleo è un punto generante del tutto. Ma per noi il punto è conficcato dentro, ci espandiamo nello stesso modo dell’informe, nasciamo e lo rendiamo corpo. Diventiamo organi, sostanze, mani e pensiero. Cultura.  Davanti all’originario colore, la creazione di Patrizia è in nero e bianco, è nelle ombre che l’occhio cala sulle cose. Davanti alla creazione prima, la replica umana è il limite che anche il più prezioso artefatto possiede, e la consapevolezza che esiste un’armonia altrove, ma anche qui.

Là, nel centro del vortice, l’armonia è possente, imbattibile. Avvicinarsi scolpendo la pietra, piantando alberi e case, creando la bellezza è vitale e caduco.

E se anche il vortice, nell’altra faccia che ci offre Renata, si scompone  in geometrie e ci da una chiave per suddividere e moltiplicare l’inizio dell’esistenza, l’idea di Patrizia, nella sua altra faccia, prende volti diversi e molteplici: noi siamo fatti così, non siamo un punto, ma ciò che dal punto si invola.

Il vortice non smette mai di spargere tonalità e umori. È incessante. Come coglierlo?

La risposta è: nel bosco blu. Antico più di ogni singola vita umana, ne viene attraversato. Lì nel bosco i colori ritornano, l’informe assoluto prende forma relativa, nella natura e nell’occhio che la vede. Solo lo stupore può coglierlo.

 

- Cos’è lo stupore?

Un’infinita apertura sospesa

- Dove lo sentiamo?

Nella mutevolezza del blu, del cielo

 

Valeria Viganò

Sospensioni

Patrizia Bonanzinga

 

Quando è nata l’idea di esporre con Renata Rampazzi, ho subito pensato a questo mio lavoro. Un lavoro “sospeso”, che ben si poteva riassumere la difficoltà di coniugare fotografia e pittura.

Guardare e riguardare le fotografie che da anni giacciono nel mio archivio, mi ha portato a pensare che, in effetti, quelle realtà sono solo apparenti: il rapporto tra spazio e tempo, nell’esperienza che ne facciamo ancora oggi viaggiando, possiede qualcosa d’illusorio…forse anche per questo ogni qualvolta ritorno da un viaggio, non ho la certezza di essere stata veramente via…

Ho dunque raggruppato, per coppie, fotografie dello stesso soggetto, scattate tempo fa in pellicola bianconero, e, con l’aiuto della tecnica digitale, ho pensato di fondere le due visioni in una sola. Ho cercato di raccontare le “evidenze” italiane tramite coppie di fotografie che avrebbero riassunto quel carattere illusorio da cui ero attratta.

Per chiudere il mio gioco delle apparenze e delle illusioni, ho stampato queste fotografie in gran formato (200X140cm.) direttamente su ambo i lati di una stessa lastra di alluminio bianco. Così le nostre “evidenze”, quelle che io penso essere tali, saranno necessariamente sospese a circa un metro dal suolo.

Come raccontare il nostro Bel Paese senza cadere nel canonico stereotipo?

Guardare e riguardare le fotografie che da anni giacciono nel mio archivio, mi ha portato a pensare che, in effetti, quelle realtà sono del tutto illusorie: il rapporto tra spazio e tempo, nell'esperienza che ne facciamo ancora oggi viaggiando, possiede qualcosa d'illusorio... forse anche per questo ogni qualvolta ritorniamo da un viaggio, non abbiamo la certezza di essere stati veramente via...

Ho dunque raggruppato, per coppie, fotografie dello stesso soggetto, scattate tempo fa in pellicola bianconero, e pensato, con l'aiuto della tecnica digitale, di fondere le due visioni in una sola. Ho cercato di raccontare le «evidenze» italiane tramite coppie di fotografie che avrebbero riassunto quel carattere illusorio da cui ero attratta. La tradizione, la storia, la moda, la creatività, la tecnologia, il gusto, l'arte, il mare, la natura, le architetture, la cultura: gli aspetti che volevo evidenziare, quelli che secondo me caratterizzano il nostro Paese. Così i Fori Imperiali di Roma, fotografati di notte nel loro storico splendore, sovrastano gli stessi Fori all'interno dei quali giace il segno di Mario Merz, esponente di rilievo dell'Arte Povera Italiana, punta di diamante nello scenario dell'arte contemporanea mondiale. Così i Sassi di Matera, realtà antropologica di rilievo, sottostanno ai Sassi «reali» quelli che formano le colline limitrofe dove personaggi, che si trovano in alto e divenuti piccoli a causa della prospettiva, guardano estasiati il paesaggio dal Belvedere. Così un mobile, creato da un enorme tronco di albero piantato nella sabbia in riva al mare e spontaneamente decorato da chi è transitato sulla spiaggia, mi ha permesso di «rappresentare» la creatività, quella più pura, spontanea ed efficace. Così delle enormi forme di legno chiaro, che richiamano quelle aerospaziali, trovate in mostra alla Biennale di Architettura di Venezia, mi hanno permesso di «rappresentare» la tecnologia satellitare, settore di rilievo per il nostro Paese.

Per concludere il mio gioco delle apparenze e delle illusioni, ho pensato di stampare queste fotografie in grande formato (200 × 140cm.) direttamente su ambo i lati di una stessa lastra di alluminio bianco. Così le nostre «evidenze», quelle che io penso essere tali, saranno necessariamente sospese a circa un metro dal suolo.

Patrizia Bonanzinga

SOSPENSIONI

Renata Rampazzi

 

Delle tele sospese e contemporaneamente visibili sui due lati per sintetizzare il mio lavoro su composizioni di piccolo formato e quadri di grandi dimensioni. Ma « Sospensioni » anche come « interruzione », « non finito », condizione immobilizzata di un divenire continuo.  Quando posso dire che un quadro è veramente finito? Quando posso contemplare un lavoro, considerandolo compiuto? Il gesto potrebbe continuare, concatenarsi ad un altro, i colori arricchirsi di una nuova sfumatura cromatica, fino a trasformarsi anche in un’entità diversa. In fondo ogni quadro rimanda ad un altro, in un discorso, un dialogo senza fine, e un quadro a sè stante può anche scoprirsi parte, porzione di un tutto più grande. De Dominicis diceva : « Un’opera una volta terminata deve sorprendermi e rimandarmi più energie di quante ne ho impiegate per realizzarla… ». Anche a distanza di tempo, di anni, posso tornare su una tela e riprenderla per rilavorarci sopra e modificarla. Un quadro non è mai un « assoluto », un « definitivo » : è sempre una sospensione … anche quando può sembrare finita.

Con la scadenza dell’appuntamento al Frantoio ho voluto evidenziare questo stato di « sospensione », accostando stadi, tracce e livelli diversi di lavoro,  evoluzione, trasformazione di questo divenire senza fine.

 

                                                                  

SCHEDA TECNICA:

Titolo: Sospensioni

Artisti: Patrizia Bonanzinga www.patriziabonanzinga.com

             Renata Rampazzi     www.renatarampazzi.it

Testo di: Valeria Viganò
Opening : sabato 10 dicembre 2011 - ore 18,30
Date: 10 dicembre 2011 – 30 marzo 2012
Sede espositiva: Il Frantoio. Capalbio (GR) 58011 - Piazza della Provvidenza 11

Orari: 19.00 – 23.00 e su appuntamento.

Biglietto: free
Comunicazioni: Studio Martinotti via Francesco Denza, 19 A 00197 Roma

                                www.francescamartinotti.com             

Coordinamento: Maria Concetta Monaci
e-mail: mc.monaci@hotmail.it    

 

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