You are welcome / Despina
opere di Mara van Wees
Artista: Mara van Wees
Titolo opera: You are welcome
Anno: 2021
Tecnica: tecnica mista
Dimensioni: variabile
Cantina: Tenuta Monteti
opera site-specific
Photo: Mara van Wees
Narra Leon Battista Alberti nei Profugiorum ab ærumna, che la tecnica del mosaico ha fatto la sua comparsa nell’architettura non come “ornamento”, come bellezza aggiunta prevista fin dall’inizio, ma semplicemente per colmare un vuoto, per sanare una lacuna nella compiuta perfezione dell’opera: nell’«ornatissimo» tempio di Efeso, infatti, a tutto si era pensato, tranne al pavimento, rimasto «nudo e negletto». Proprio questo determinerà l’invenzione del mosaico, che riutilizza «e’ minuti rottami rimasi», i materiali scartati dalla costruzione. Il mosaico, dunque, come tecnica di risulta, apparentemente povera, scaturita da una “dimenticanza”.Il lavoro di van Wees è un equilibrio perfetto tra geometria e architettura, ma allo stesso tempo lascia spazio al gioco e ad imprevedibili suggestioni poetiche. L’opera è frutto di un ragionamento rigoroso e minimalista, come un architetto o un antico ingegnere progetta il suo ponte a partire dallo spazio che deve attraversare, dai luoghi che deve unire.
Artista: Mara van Wees
Titolo opera: Despina
Anno: 2021
Tecnica: Argilla refrattaria
Dimensioni: 55x25x30 cm
Cantina: Tenuta Monteti
Si raggiunge in due modi, via terra e via mare …………………………….
Sia il cammelliere che il marinaio arrivano verso Despina con il desiderio di trovare un posto meraviglioso, diverso dalla realtà da cui provengono…….
(La Città Invisibile, Italo Calvino)
Mara van Wees è nata il 23.05.1953 a Weesp, in Olanda dove studia all’Accademia Belli Arti di Rotterdam e s’Hertogenbosch. Sempre a Rotterdam comincia a lavorare come artista e come scenografa nel Street Theater, un progetto pilota del Teatro de Lantaarn. Successivamente si trasferisce in Italia dove lavora come stilista, poi come imprenditrice nel campo della moda e del design. Negli anni novanta ritorna all’arte “pura”, la pittura (olio e acrilico), poi la scultura. L’argilla è il mezzo preferito, ma negli ultimi anni ha realizzato diverse opere / istallazioni in materiali come legno, carta, pietra, ferro, acciaio e corten. Ultimamente predilige le installazioni site-specific in dialettica con siti archeologici, architettonici e paesaggistici e sviluppa progetti di land art di grandi dimensioni e con materiali del luogo. Ha partecipato a varie mostre istituzionali in musei, parchi archeologici come Vulci, la Land-Art a Furlo, la St. Stephen Cultural Center Foundation, e alla giornata AMACI. Ha collaborato con il Mibact-Puglia per una residenza d’artista e vinto un bando Europeo.. Nel 2018 realizza una scultura pubblica sul lungomare di Montalto di Castro. Vive e lavora tra Roma e la Maremma.
Scrive Francesco Castellani nel testo critico per la mostra ARIALUCE:
Nata in Olanda, spirito olandese nelle origini e nella formazione, dopo gli studi all’Accademia Belli Arti l’artista si immerge nella cultura rinascimentale del soggiorno fiorentino per trasmigrare poi a lungo nella chiarità luminosa di Capri e approdare infine a Roma, dove oggi si divide tra l’attività nella Capitale e quella fruttuosa e matura nel lembo di Maremma tra Vulci e la Toscana. E nel suo lavoro è sempre leggibile l’impronta coerente e consapevole di ogni passaggio vissuto ed elaborato: la fiducia nel rigore formale e geometrico del primo De Stijl, la suggestione neoplastica che Van Wees scioglie in una rottura poetica di linee ortogonali che restano però, dopo la decostruzione, ancora classiche, cinquecentesche per ritmo e tensione, votate al dialogo con la luce e con lo spazio indefinibile del respiro naturale delle cose.