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"Il senso dello spazio” 
a cura di Marco Delogu

 

opere di: Martin Bogren, Marco Cipriani, Marco Delogu, David Farrell, Emiliano Grassi, Thomas Haywood, Chris Killip, Gaston Zvi Ickowicz, Pablo Lopez Luz, Charlie Masson, Pino Musi, Xavier Ribas.

 

“Tra luoghi e memorie”
a cura di Dimitri Angelini

 

opere di: Dimitri Angelini, Giulia Dari, Mariana Hahn, Leonardo Magrelli, Daniele Molajoli, Sara Munari, Pietro Pasolini, Benedetto Pietromarchi, Sofia Uslenghi, Jacopo Valentini.

10 anni di PhC”. L’aver accompagnato il PhC al compimento del suo decimo anno di attività mi inorgoglisce. Questo piccolo, grande festival ha dimostrato negli anni carattere e coraggio. Nato da un’idea elaborata con Marco Delogu, venne concepito volutamente come piccolo, con l’intento cioè di trattare il quotidiano, con i suoi stimoli e contraddizioni, a partire dalla nostra piccola comunità, dal nostro defilato territorio; fu comunque da subito grande per il valore fotografico, tra i più grandi protagonisti della scena mondiale, invitati a partecipare fin dalla prima edizione.

Negli anni ha affrontato temi dell’attualità, dall’isolamento, a lle guerre, all’ambiente, alcune volte con la durezza e secchezza degli scatti del reportage, più spesso con foto evocative. Ha sempre però ricordato allo spettatore la propria innegabile relazione con territorio come la commissione affidata a David Spero e Juan Fabuel, chiamati per indagare il territorio maremmano; fino a far nascere la comprensione della responsabilità personale del vivere, ovunque e sempre, come cittadino del mondo.

Ha spesso affrontato il tema della memoria come riflessione attenta del passato per una lettura critica del presente in modo da riuscire a ponderare le scelte future. Ha presentato e seguito, in un confronto schietto e diretto con fotografi internazionali, i giovani talenti artistici a livello nazionale ed internazionale. Ha sostenuto e continua a supportare il sogno di Mohamed Keita che nato in Costa d’Avorio, che a 14 anni ha dovuto lasciare il suo Paese nel pieno della guerra civile e iniziare, da solo, un lunghissimo viaggio per arrivare in Italia nel 2010, a 17 anni. Frequentando, a Roma, il centro Civico Zero scopre la sua innata vocazione fotografica, iniziando la sua carriera artistica. Nel 2015 è stato invitato dall’Ass. Cult. “Il Frantoio” da Marco Delogu e Joseph Koudelka a lavorare a Capalbio nell’ambito della prima residenza d’artista dedicata alla fotografia. Nel 2017 ha aperto un laboratorio fotografico per bambini di strada in Mali. Mohamed Keita è l’esempio di arte come inclusione sociale, ovvero l’arte come strumento di mediazione sociale in contesti interculturali. PhC CapalbioFotografia è il momento durante il quale si incontrano le persone, si raccontano le storie, si dà forma ai sogni, si gettano le basi per il futuro. Il Frantoio, che da sempre rappresenta il luogo di incontro delle molte e diverse comunità che animano il territorio ed è il catalizzatore delle sue energie, è il suo naturale palcoscenico. Maria Concetta Monaci

« Il senso dello spazio » (curato da Marco Delogu), indaga la relazione tra il territorio della Maremma e cio’ che puo’ ispirare gli artisti, sia nella sua specificita’ geografica e sia come elemento di riflessione.

Territorio con una bassissima densita’ di popolazione, dove differenti paesaggi, pieni di bellezza, solitudine e profondita’, si alternano in pochi chilometri : lagune, isole, tomboli, promontori, laghi, miniere, villaggi e villaggi abbandonati,  parchi archeologici e parchi di arte contemporanea, porti naturali, ruderi e tanta macchia.

Le visioni di questi paesaggi sono state nutrimento per molte persone. L’ultimo film di Michelangelo Antonioni e’ girato qui, nella torre di Buranaccio, dove centinaia di anni prima passava Caravaggio pochi giorni prima della morte nel tombolo della Feniglia.

« Il senso dello spazio » vuole essere un discreto e silenzioso omaggio a questo territorio e al lavoro di questi due grandissimi artisti, tramite le riflessioni e le immagini di Martin Bogren (Sve), Marco Delogu (Ita), David Farrell (Ire), Thomas Haywood (GB), Chris Killip (GB), Gaston Zvi Ickowicz (Isr), Pablo Lopez Luz (Mex), Charlie Masson (USA), Pino Musi (Ita) e Xavier Ribas (Spa).

 

“Tra Luoghi e Memorie” è il titolo della sezione curata da Dimitri Angelini.

La selezione delle opere non è solo una indagine su luoghi fisici e geografici, ma anche una ricerca del tempo e dello spazio come ricordo e memoria.

In alcune immagini si percepisce la sensazione di sospensione che si può avere visitando quei luoghi dove sembra che niente possa cambiare; fermi nel tempo e nello spazio, come protetti da campana vitrea che mantiene gli ambienti e le interazioni sociali in una sorta di indissolubile legame mnemonico. Altri lavori ci inducono ad una riflessione sul trascorrere del tempo che va oltre il malinconico ricordare, proponendoci delle visualizzazioni tra passato e presente. Ciò che emerge è una connessione temporale e spirituale tra quello che è stato e quello che è avvenuto, quasi una “realtà aumentata” che restituisce visivamente epoche differenti collegate dal ricordo, dalla memoria e dal luogo.

Non solo fotografie, ma anche un’opera pittorica ed una scultorea andranno ad esplorare i luoghi e le memorie geografiche. Questi due lavori, concepiti nella Maremma capalbiese, hanno uno spirito intrinseco che può richiamare ad antiche tradizioni artistiche (Etrusche e Romane) di cui si ha testimonianza all’interno del territorio maremmano.

L’opera pittorica usa la tecnica dei pigmenti, colori naturali ottenute da terre, bacche ed altri elementi naturali tipici dei luoghi di cui Capalbio è magnificamente circondato.

La terracotta porta invece con sé ataviche tradizioni e memorie imprescindibili proprie di un’arte millenaria, un fil rouge che trova la sua origine nella notte dei tempi ed attraversa tutta la storia fino a noi.

Gli artisti chiamati ad indagare “Tra Luoghi e Memorie” sono: Dimitri Angelini, Giulia Dari, Mariana Hahn, Leonardo Magrelli, Daniele Molajoli, Sara Munari, Pietro Pasolini, Benedetto Pietromarchi, Sofia Uslenghi, Jacopo Valentini.

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